Ambrogio Rucco
Amministratore e Direttore Creativo Bicrapack
Cosa caratterizza maggiormente la vostra Agenzia?
Bicrapack è una società che si occupa di sviluppare ed applicare nel mercato innovazioni brevettate. Il suo ruolo è quello di individuare, e in alcuni casi di creare, aree d’interesse e applicazione dove poter immettere e sviluppare l’originalità di nuovi prodotti. La missione aziendale è unica nel suo genere, la comunicazione specializzata sul “nuovo”e le difficoltà cui essa vanno incontro ne sono la conferma, poiché, in un mercato che richiede innovazione la cosa più difficile è innovare la mentalità di chi ha il ruolo decisionale all’interno di un’Azienda.
Con molta fatica si cerca di illustrare, con grafici specifici e ricerche di mercato accurate, la possibilità di investire in nuovi prodotti, al fine di creare all’interno della domanda di novità una reale identità commerciale, tutelata dal brevetto, che consenta una comunicazione forte e precisa, lontana dalle banalità e omologazioni cui ci si sottomette, a volte, per pigrizia e consuetudine.
Quali sono gli obiettivi prefigurati per il vostro futuro?
La polemica non è casuale: il ruolo di “creativo” dovrebbe essere passato, come un simbolico testimone, dall’art director al manager. Troppi dirigenti non hanno preparazione professionale all’innovazione, non conoscono il valore di un brevetto e sono sordi a quell’opportunità, ponderabile e analizzabile, che, di fatto, crea Valore Aziendale.
Secondo la mia esperienza, acquisita in diversi settori merceologici e a vari livelli decisionali, ho riscontrato un comune denominatore: la staticità e il vecchiume mentale. Questo non è dovuto all’età degli interessati ma, peggio, deriva dal loro comune atteggiamento.
Pertanto la politica del “è meglio essere dei buoni secondi, che assumersi il rischio nell’essere i primi” non ripaga più: ci si ritrova facilmente obsoleti e quindi anche nell’inerzia vi è un rischio (che però viene facilmente rimosso): perdere posizioni di mercato faticosamente acquisite nel passato.
Vince la sfida, al contrario, chi è primo, chi cerca personalità commerciale, chi prova ad essere differente. In una società industriale dove la realizzazione commerciale non è nel prodotto ma nella possibilità di applicazioni finanziarie, forse, l’investire sul nuovo può e deve essere una grande risorsa.
L’esempio della Cina dovrebbe fare riflettere: fino a qualche anno fa copiavano di tutto, ora sono copiati. Certo, la mano d’opera a basso costo, mercati permissivi ecc., ma un aspetto trascurato è che la Cina si è “innovata” industrialmente: le fabbriche hanno dirigenti che sono o hanno mentalità giovane, c’è voglia di crescere, di futuro, di muoversi.
In Italia, con una base di conoscenza delle esigenze reali e una capacità industriale invidiabile, non manca che rivitalizzare il processo del consumo individuale, offrendo innovazione e risvegliando attraverso una rinnovata comunicazione un consumatore avvolto da un torpore cronico.
Certamente è vero che “vende chi comunica meglio” ma è anche vero che l’industria cinese non ha mai prodotto uno spot che illustri la Sua capacità industriale, eppure…..
Forse, per il futuro meno strategia al vertice e più innovazione alla base!