Claudio Montesion
Small is the new big: uno spunto di riflessione di tendenza nell'attuale mondo della comunicazione.
Montesion Claudio
CEO at @Web Company
Piccolo è il nuovo grande. Come interpretare questa nuova valenza messa in risalto da Seth Godin, scrittore di successo e guru del marketing?
In quasi tutti i libri di management e di business che ho letto ogni guru scrive in premessa che si deve crescere, crescere e pensare in grande per poter avere successo.
Ma al giorno d’oggi sono le piccole organizzazioni, spesso guidate da specialisti di prodotto/servizio visionari, ad adattarsi alle diverse condizioni di mercato e alle turbolenze economiche grazie alla loro flessibilità.
Inoltre, le piccole imprese non hanno altra scelta che prendersi rischi per poter lasciare il segno, in particolare se sono start-up come la mia.
Negli ultimi anni la tendenza emersa è quella in cui le grandi aziende e le PMI collaborano in ogni settore perché nel frammentato e iper segmentato mercato di oggi, i “grandi” hanno bisogno della flessibilità e delle nuove idee che solo le piccole imprese possono garantire.
Molte sono le grandi realtà che hanno deciso di affidarci l'innovazione che abbiano introdotto nel digital marketing, per stare un passo avanti agli altri e rimanere unici. Dall’altra la competenza, la passione, l’entusiasmo e la condivisione tipiche delle piccole realtà aiuterà a far diventare grandi le cose che si avviano da piccole.
La riduzione dei budget può portare all’ottimizzazione della strategia di comunicazione delle grandi aziende?
La risposta richiederebbe un lungo discorso e sul tema avevo già inserito un post lo scorso anno su LinkedIn che riassumo con l’immagine sottostante.
Chiaro, vero ?
Come le aziende seguono la tendenza dell’attenzione al singolo, al mercato one to one, ai social network per distinguersi nella comunicazione attuale?
Il quadro generale è che mediamente il digital è meno diffuso ma più influente dei mezzi di comunicazione tradizionali. In altre parole, il marketing tradizionale ha ancora una portata più ampia per tutta la popolazione, ma non ha lo stesso potenziale esplosivo dello spazio digitale. Il digital gioca un ruolo diverso, sottolineando una comunicazione più diretta, funzionale, basata su informazioni pratiche ed esperienze dei singoli che i media non digitali non hanno.
Ma la sfida che attende il mondo digital sarà quella di misurare la potenza e la natura dell'influenza di tali esperienze.
La tecnologia è indubbiamente il fattore abilitante, e quindi solo una parte della soluzione. Le aziende devono sentire la necessità di analizzare e definire obiettivi reali, aldilà dei “mi piace" e dei “followers". L'uso eccessivo di semplici metriche utilizzate su questi canali ha comprensibilmente portato alla attuale diffidenza sul ROI.
Naturalmente, una parte di questo scetticismo è meritato, perché le aziende hanno fatto troppo affidamento sulle novità dei social e sull’ignoranza (ndr. “non conoscere”) generale. I dati provenienti dai vari social network come Twitter, LinkedIn e Facebook, i dati di ricerca di Google, Bing e Yahoo non solo continuano a crescere di importanza per le aziende, ma saranno quasi certamente affiancati da nuove reti, piattaforme e canali. Gli ambienti virtuali, le piattaforme mobile e di localizzazione, i wearable devices , l’IoT rappresentano potenziali nuove fonti di informazioni e dati, di intelligenza e di metriche.
E su questo terreno, vedo le nostre aziende e i loro manager ancora molto indietro.