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Giacomo Balla
La modernità futurista in mostra a Milano

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Una mostra su Giacomo Balla, nel cinquantenario della morte dell’artista e a trentasette anni dall’ultima grande retrospettiva sull’autore, organizzata nel 1971 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. La prima mostra del torinese-romano Balla a Milano, città elettiva dell'altro futurista di maggior fama, Umberto Boccioni.
Fig. 1Una mostra con un’impostazione nuova nei confronti di questo artista: promuovere un riesame della sua opera in base ad un approfondimento della biografia. Infatti, negli anni, col crescere dell’interesse critico nei confronti di Balla, si era creata una specie di leggenda, supportata anche dalle figlie dell’artista Elica e Luce, in base alla quale egli sarebbe stato figlio di un ricco industriale, avrebbe frequentato solo per poche ore l’Accademia di Belle Arti di Torino e si sarebbe formato da autodidatta. Informazioni destinate a costruire un’immagine familiare borghese e un’immagine mitica dell’artista d’avanguardia refrattario agli studi accademici. Nuove indagini d’archivio hanno portato notizie diverse: Balla proveniva da una famiglia di estrazione sociale bassa, che si riscattò in parte dalla sua povertà in seguito al trasferimento a Torino, il giovane si iscrisse quindicenne all’Accademia di Torino come studente a statuto particolare e, nel frattempo, lavorò presso la litografia Cassina; in seguito fu assunto dal fotografo Pietro Paolo Bertieri. Queste informazioni sulla sua gioventù, da sole, contraddicono l’immagine che di Balla si è avuta per molto tempo. Egli ebbe una formazione istituzionale, ma, allo stesso tempo, coltivò la conoscenza delle arti meccaniche e della nascente cultura dei media moderni.

La mostra, con il suo allestimento tematico e cronologico, tenta di dare una nuova, più precisa, immagine dell’artista, di sfatare miti, di sottolineare influenze o di creare distanze da altri artisti e movimenti da lui conosciuti. Essa prende in esame l’importante trentennio della carriera dell’artista che va dal 1900 al 1929, suddividendola in cinque sezioni. La prima copre il primo decennio del’900, in cui l’occhio positivista di Balla si esprime attraverso le influenze del divisionismo e del mezzo fotografico. I temi affrontati sono il mondo familiare, la natura, l’arte e gli eventi sociali, oltre che l’indagine della resa ottica. La parte centrale dell’esposizione, sull’analisi del movimento e sull’adesione al movimento futurista, è quella più nota della sua produzione. Nei lavori sul movimento organico, della luce, meccanico e celeste, Balla usa i nuovi segni elaborati dalle scienze sperimentali, senza inquadrarli in una dimensione simbolica o psicologica, ma facendone elemento centrale della composizione, nell’intento di trarne un linguaggio autonomo orientato all’astrazione. Queste opere a dimostrazione del fatto che Balla, al momento della nascita del futurismo, è già un artista completo e vi aderisce in seguito all’invito dell’allievo prediletto, Boccioni. Eppure egli introduce una svolta nelle ricerche futuriste con il manifesto del 1915, firmato con Fortunato Depero, Ricostruzione futurista dell’universo, che propone una nuova forma d’arte che rispecchi in un insieme polimaterico, astratto, ludico, materiale e cinetico tutto l’universo.
Ludico è la parola chiave: che si tratti di abiti, teatro, arredamento, parole libere, arte postale o “complessi plastici”, Balla coglie l’importanza estrema di servirsi dello humor come linea direttrice del suo operare. E forse questa è la parte più interessante della mostra. I fiori futuristi, sculture da viaggio in legno colorato, smontabili, realizzati ad incastro, con colori sgargianti, dai profili irregolari e dai piani massicci, sono esposti al centro dello spazio, come un grande mazzo; riempiono la sala, ne sono fulcro, centro propulsore. Fig. 3 La parte conclusiva dell’esposizione è costituita da una sala con i lavori del dopoguerra. In essi la ricerca si svincola dai temi contingenti per trovare una vera e propria lettura del mondo in chiave energetica: energia naturale, energia psichica, ogni tipo si forza vitale che si rivela attraverso le sensazioni. Un colpo di fucile, un profumo, una stagione, tutto ciò che produce l’attivazione di un campo di energia è soggetto della sua ricerca. Condensazioni di colori, paesaggi astratti e deserti, dove l’uomo non trova forma se non nelle sue sensazioni di fronte all’energia emanata dal quadro.

Una mostra che cerca di esplicitare quanto la ricerca di Balla vada al di là dello stile, nell’intento di rifuggire il dogmatismo, di cercare in tutte le direzioni. Per esempio, egli parte da una concezione del mondo esterno nei termini della sensazione, poi passa allo stato d’animo che essa produce, compie un lavoro sulla percezione visiva che può portarlo all’astrattismo, ma che non lo rende automaticamente un astrattista. Fa della ripetizione differenziata di uno stesso soggetto un mezzo per dare ogni volta un senso nuovo alla rappresentazione stessa, per respingere il piacere soggettivo, per ridurre tutto alla logica manuale, creare un gesto artigianale. Balla lavora su grandi temi e applica ogni volta la forma che trova adatta all’efficacia espressiva e, in questo, è estremamente moderno. Da qui, anche, la scelta di produrre una mostra del genere, da parte di Palazzo Reale e di Skira: estrema attinenza col presente e voglia di un’analisi, finalmente, puntuale.

Balla. La modernita' futurista, Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, dal 15 febbraio al 2 giugno 2008.
Orari: lunedì 14.30 – 19.30, da martedì a domenica 9.30 – 19.30, giovedì 9.30 – 22.30 (il servizio di biglietteria termina un'ora prima della chiusura della mostra). Aperto il 23 e 24 marzo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Biglietti: € 9,00 intero, € 7,00 ridotto. Catalogo Skira.
Sito della mostra www.mostraballa.it

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Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1 marzo 1958) è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di "paroliberi" italiano.
Fu fra i primi protagonisti del divisionismo italiano. La sua attività creativa fu molto intensa nei primi anni dieci in termini di analisi sia del dinamismo sia della luce, giungendo nel 1915 ad una nuova fase di ricerca pittorica fortemente sintetica. Divenne poi un esponente di spicco del Futurismo, firmando assieme a Marinetti e gli altri futuristi, i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento.
Già da adolescente Balla aveva dimostrato una predilezione per l'arte, avvicinandosi allo studio del violino, passione che avrebbe poi abbandonato per accostarsi alla pittura e al disegno; nel frattempo il padre gli trasmise la passione per la fotografia, iniziandolo ad una tecnica fondamentale per la sua formazione. Dopo gli studi superiori, Giacomo decise di frequentare l'Accademia Albertina di Belle Arti dove conobbe Pellizza da Volpedo, suo compagno di studi. Nei primi anni del novecento Balla cominciò quindi a dipingere quadri di matrice Pointilliste, senza tuttavia seguire rigorosamente il programma scientifico di Seurat e Signac.

Nel 1895 Balla lasciò Torino per stabilirsi a Roma, dove avrebbe abitato per tutta la vita. Nella capitale egli fu un avanguardista della nuova tecnica divisionista, trovando subito un buon seguito di allievi. Nel 1897 si fidanzò con Elisa Marcucci, sorella di Alessandro, amico di Duilio Cambellotti.
Il 2 settembre del 1900 si recò a Parigi, dove rimase fino al marzo 1901 ospite dell'illustratore Serafino Macchiati.
Nel 1903, tornato a Roma, conobbe alla Scuola libera del nudo Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. Nacque così un legame tra Balla e Boccioni che li condusse verso strade diverse di ricerca sulla via futurista. Nei primi anni romani Balla si interessò a soggetti imbevuti di socialismo umanitario con quadri come: Il mendicante (1902), Fallimento (1902), La giornata dell'operaio (1904) ecc. Ne è testimonianza l'amicizia con Giovanni Cena, assertore di un socialismo umanitario. Nel 1903 cominciò ad esporre alla Biennale di Venezia; l'anno successivo sposò Elisa Marcucci.

Quando nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblicò il primo Manifesto futurista, Balla, Boccioni, Carrà e Russolo si presentarono dinnanzi all'autore per unirsi al movimento. Nel 1910 uscì il Manifesto dei pittori futuristi con cui l'adesione era dichiarata. Fu questo un passo fondamentale per portare avanti quell'esigenza di svecchiamento della cultura italiana, nonché per il mutamento pittorico di Balla. Da questa ricerca nacquero le Compenetrazioni iridescenti del 1912 ma anche il famoso Dinamismo di un cane a guinzaglio, che comunicava l'esigenza di un taglio netto col passato verso forme dinamiche di comunicazione, senza trascurare tocchi di astrazione.
Nel 1909 espose al Salon d’Automne di Parigi sette dipinti, tra cui i quattro elementi del Polittico dei viventi.
L'11 aprile 1910 assieme a Boccioni, Carrà, Russolo e Severini firmò Il manifesto tecnico della pittura futurista con cui dichiarava apertamente la propria adesione al movimento. Dipinse poi Villa Borghese, polittico a quindici pannelli separati, come quadro per le esposizioni futuriste, che però sarebbe stato rifiutato dai compagni.
Negli anni della guerra mondiale Balla perseguì l'idea di un'arte totale. E specie dopo la morte di Boccioni nel 1916 egli fu il protagonista indiscusso del movimento. Le sue idee sono esposte in queste parole: «Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente.» Progettò infatti le scene per Feu d'artifice di Igor Stravinsky nel 1917, balletto che andò in scena al Teatro Costanzi di Roma. Creò anche arredi, mobili, suppellettili e partecipò anche alle sequenze del film Vita futurista presenziando assieme a Marinetti alle riprese.

Nell'ottobre del 1918 pubblicò il "Manifesto del colore", dove analizzò il ruolo del colore nella pittura d'avanguardia.
Nell'ambito della sua adesione al futurismo, che Balla portò avanti senza sosta, si ricorda che nel 1926 egli scolpì una statuetta con la scritta alla base "Sono venuto a dare un governo all'Italia". L'opera fu consegnata direttamente a Mussolini, il quale gradì. Nel 1937 però Balla scrisse una lettera al giornale "Perseo" con la quale si dichiarava estraneo alle attività futuriste. Da quel momento Balla fu accantonato dalla cultura ufficiale, sino alla rivalutazione nel dopoguerra delle sue opere e di quelle futuriste in genere.

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Ultimo aggiornamento:
1 agosto 2022
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