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Angelo Cerrone
Emotional Branding: i cinque sensi
Oggi la sfida per il brand è provocare emozioni in ognuno di noi con un coinvolgimento a 360 gradi

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Angelo Cerrone
Digital strategist | Marketing specialist | Blogger

Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?

In questi anni, il marketing di impresa è stato completamente rivoluzionato in virtù di una nuova fase che ha condotto le imprese ad “umanizzare” il proprio brand e i relativi processi produttivi.

Oggi i marchi non sono più elementi distintivi che caratterizzano i prodotti o i servizi di una determinata azienda.

Infatti con il passaggio al marketing 4.0, i brand si sono trasformati in entità umane in grado di emozionarsi e far emozionare chi li segue.

Il processo di umanizzazione passa proprio dalle iniziative di Emotional Branding ovvero da tutte quelle strategie di comunicazione poste in essere da un’impresa con lo scopo di coinvolgere la propria community mediante lo stimolo delle emozioni umane.

Le esperienze emotive sono fondamentali per far accrescere l’interesse verso un determinato marchio di impresa, nonché per migliorare la notorietà di una marca all’interno del mercato di riferimento.

Provare un’emozione significa ricordare per un lungo periodo quell’esperienza e avvertire, allo stesso tempo, la necessità di raccontarla a chi ci circonda.

Questo processo nasce dal nuovo ruolo dei consumatori che con la diffusione del web sono diventati share actor ossia attori di condivisione.

È proprio per questo motivo che ogni azienda deve umanizzare il suo tono di voce, il suo modo di comunicare e il suo modo di approcciarsi ai potenziali acquirenti.

La filiera distributiva di tipo gerarchico deve essere sostituita da una filiera distributiva orizzontale, dove impresa e consumatore sono capaci di scambiarsi feedback ed informazioni rilevanti per i processi produttivi.

Collocare il consumatore all’interno del sistema vitale è fondamentale per “attivare” gli interessi e le passioni di ogni individuo, e stimolare la loro creatività.

Questo cambiamento radicale può essere realizzato solo con l’aiuto della tecnologia e delle piattaforme digitali dove ogni utente può lanciare un’idea, o suggerire un miglioramento, in grado di stimolare le emozioni della community di cui fa parte.

Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?

Il compito del marketing di impresa è quello di ridurre la distanza tra impresa e consumatore e ciò può essere ottenuto solo attraverso l’uso della tecnologia.

La tecnologia è stato il fattore determinante per avviare il processo di umanizzione dei brand in quanto attraverso i social network, e ora con le app di messaggistica istantanea, ogni attività di impresa ha avuto la capacità di mostrare il proprio lato umano.

Umanizzare un marchio significa saper coltivare le relazioni virtuali e trasformarle, con il tempo, in rapporti reali.

L’integrazione tra offline e online rappresenta la nuova sfida del marketing 4.0. Per tali ragioni ogni impresa deve far leva sulle nuove tecnologie digitali per raggiungere i propri obiettivi.

La crisi di identità dei social network sta spingendo le imprese verso il mobile marketing dove è possibile distribuire contenuti super personalizzati.

Canali tematici, blog di settore e app di proprietà sono il presente, nonché il futuro, della comunicazione umanizzata.

Infatti gli individui hanno bisogno di consigli minuziosi, di suggerimenti utili e di nuove idee da applicare nel quotidiano per vivere emozioni intense e sentirsi, allo stesso tempo, parte integrante del sistema impresa.

È per questo motivo che l’advertising tradizionale non fornisce più grandi risultati in termini di business aziendale.

Il consumatore non ha più bisogno di vedere spot commerciali dove il prodotto è valorizzato solo nei suoi punti di forza.

Il consumatore ha bisogno di ottenere informazioni rilevanti in grado di stimolare la propria psiche e la propria curiosità.

Anche in questo caso bisogna puntare sul concetto di integrazione tra media tradizionali e media digitali.

Una strategia di crossmedialità può garantire risultati più che soddisfacenti in quanto passare da un canale ad un altro può essere una buona soluzione per emozionare e stupire i potenziali acquirenti.

Dunque interazione, umanizzazione ed informazione sono i fattori su cui puntare per fare marketing di impresa in quanto senza questi punti chiave sarà difficile raggiungere gli obiettivi prefissati in fase strategica.

Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?

Decidere di estendere il proprio business in diversi settori di produzione può essere un’ottima idea per incrementare il fatturato e gli utili aziendali, ma non sempre questa idea è vincente.

Infatti il mercato di oggi è molto esigente, c’è la necessità di focalizzarsi solo in determinati settori e specializzarsi nei relativi processi produttivi.

La Brand Extension è un’operazione complessa che richiede grandi investimenti, grandi capacità organizzative e soprattutto un Know-How capace di condurre l’azienda a produrre prodotti o servizi di qualità.

Entrare in un nuovo segmento di mercato senza conoscerne i dettagli significa distruggere i valori che caratterizzano il brand aziendale, ovvero ottenere feedback negativi che possono ledere l’immagine aziendale.

Uno degli esempi più significati è quello di Windows che pensò di realizzare una gamma di telefonini per rubare quote di mercato alla Samsung e all’Apple.

L’idea sembrava di successo visto che il colosso americano ha monipolizzato per anni il mercato dei Pc, ma a causa dell’improvvisazione e della scarsa conoscenza del nuovo segmento di produzione, i Windows Phone furono un vero e proprio fallimento.
Dunque fare Brand Extension significa avere conoscenza specifiche ed effettuare analisi di mercato minuziose.

Una delle aziende più brave a fare Brand Extension è la Ferrero. In questi giorni, l’azienda italiana ha deciso di investire nel mercato dei gelati. Un’idea coraggiosa ma studiata nei minimi particolari.

La qualità del Know-How della Ferrero si è mescolato con le conoscenze della multinazionale Unilever che ha assunto il ruolo di distributore della nuova linea di prodotti.
Basta analizzare il sentiment della community, per percepire l’entusiasmo verso questa novità targata Ferrero.

La Ferrero ha mostrato come la conoscenza delle esigenze dei propri consumatori sia fondamentale per ridurre i rischi di investimento e come l’organizzazione il Know-How siano essenziali per estendere i propri affari in altri settori.

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Ultimo aggiornamento:
1 agosto 2022
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